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Sauri

I SAURI

CLASSIFICAZIONE DEI RETTILI (REPTILIA)

Classe Reptilia    
Sottoclasse Anapsida Archosauria Lepidosauria
Ordine Testudines (Cheloni) Crocodylia (Coccodrilli) Rhynchocephalia (Tuatara)

Squamata

Sottordine Cryptodira

Pleurodyra

  Amphisbaenia (Anfisbeni)

Sauria (Sauri)

Serpentes o Ophidia (Serpenti)

 

 INQUADRAMENTO TASSONOMICO
Al momento sono descritte 8.734 specie nella classe dei rettili (Reptilia), suddivise in tre sottoclassi: gli Anapsidi (Anapsida), gli Arcosauri (Archosauria) e i Lepidosauri (Lepidosauria). Gli Arcosauri sono i coccodrilli. La sottoclasse degli Anapsidi contiene l’unico ordine dei Cheloni (Testudines) diviso in due sottordini: i Criptodiri (Cryptodira) e i Pleurodiri (Pleurodyra). La sottoclasse dei Lepidosauri è suddivisa in due ordini: i Rincocefali di cui fanno parte solo le due specie di Tuatara (Sphenodon punctatus e S. guntheri) e gli Squamati (Squamata) che sono a loro volta suddivisi in tre sottordini: gli Anfisbeni (Amphisbenia), i Sauri (Sauria) e i Serpenti (Ophidia).
Nel sottordine Serpenti sono riconosciute 3.149 specie, nei Sauri 5.079 e nei Cheloni 313.
Solo un numero relativamente piccolo è abitualmente mantenuto in cattività nei giardini zoologici o strutture analoghe a vario indirizzo (commerciale, conservazione, etc.), nei circhi, nelle collezioni private, all’interno di strutture di ricerca o in ambiente domestico.
Le seguenti linee guida trattano del mantenimento di questi animali nelle collezioni private e nel caso di poche unità tenute in casa da privati cittadini, in riferimento agli Squamata ed ai Chelonia.
Non trattano degli animali in caso di allevamento da riproduzione.

MANTENIMENTO IN CATTIVITÀ
I punti chiave per garantire il benessere in questi animali stanno nel ridurre il più possibile i fattori stressanti che sono in parte validi per tutto il gruppo, in parte peculiari per ogni singola specie.
Il microambiente in cui è alloggiato il rettile (terrario o vivario) deve consentire al soggetto di esprimere al meglio le proprie potenzialità fisiologiche e comportamentali pur essendo una condizione di cattività.
E’ importante sottolineare la conoscenza di questi animali prima di accingersi ad ospitarne uno.
Richiedono impegno, attenzione quotidiana, attrezzature idonee e strumenti per il monitoraggio della temperatura e dell’umidità.
Prendere un animale implica il prendersene cura, essere consapevole delle sue esigenze e responsabile della sua salute.
In caso di alloggio temporaneo per quarantena, ricovero in strutture veterinarie, allevamento, ecc., si consiglia un terrario essenziale che consenta fondamentalmente il facile accesso e la pulizia accurata, quindi che faciliti la gestione igienico sanitaria.
Molte specie possiedono modelli comportamentali complessi e sono piuttosto attive, quindi traggono vantaggio da allestimenti che oltre ai fattori igienico-sanitari tengano conto anche delle necessità di espletamento del normale repertorio comportamentale.
La riproduzione di un microambiente adatto stimola il movimento che riduce l’accumulo di grasso e aumenta la capacità riproduttiva. La riproduzione di un microclima adatto permetterà al rettile di regolare la temperatura corporea e l’idratazione.

ALLOGGIAMENTO ALL’INTERNO
Le strutture che sono utilizzate di norma per l’allevamento indoor dei rettili sono i terrari, le gabbie e i terracquari/ acquaterrari (secondo la prevalenza dell’acqua nei confronti dell’area asciutta). Alcune specie particolari necessitano il mantenimento in acquari. Altre soluzioni sono l’utilizzo di stanze climatizzate in particolare per animali di grosse dimensioni come i boidi e i cheloni giganti.
Se il terrario è costruito in casa  è essenziale che tutti i materiali utilizzati per la costruzione (vernici, silicone, colle, resine epossidiche, schiume di poliuretano ecc.) siano atossici e che siano lasciati asciugare almeno quattro o cinque giorni prima di immettere l’animale. Per alcuni prodotti possono essere necessari periodi anche di qualche settimana.

GRANDEZZA E FORMA
Il volume della teca deve tenere conto di vari fattori quali l’età, il comportamento, le dimensioni dell’animale e la necessità di ottenere all’interno un gradiente termico.
La superficie utilizzabile dall’animale può essere aumentata con l’utilizzo di accessori quali rami e piattaforme sospese.

ALLOGGIAMENTI
Scatole di plastica.
Portaoggetti modificati con buchi e griglie d’aerazione utili come terrari da quarantena o da ricovero.
Sistemi modulari per scatole di materiale plastico.
Allevamenti.
Terrari di plastica monoblocco. Molto funzionali.
Terrari in vetroresina dispersione termica.
Terrari di legno verniciato. Difficili da pulire e disinfettare bene.
Terrari in cristallo. Facili da disinfettare ma elevata dispersione termica.
Terrari da acquari modificati con coperchio in rete.
Se non sono fatte delle aperture in basso, può esserci accumulo di anidride carbonica e può non esserci un’adeguata ventilazione.
Terrari in rete in particolare per l’allevamento dei camaleonti e rettili che richiedono notevole ventilazione.
Terracquari e acquaterrari per specie anfibie.
Acquari per specie acquatiche.
Naturalmente la forma del terrario/vivario varierà in funzione della biologia e della posizione ecologica dell’animale, ad esempio sviluppato più in altezza per animali arboricoli, mentre per rettili strettamente terricoli sarà sviluppata maggiormente la superficie inferiore. In ogni caso sarà opportuno che la teca abbia un certo sviluppo verticale per disporre dei rami ed eventualmente un punto caldo in modo da garantire un gradiente termico dall’alto al basso. I rami sono utili anche per le specie terricole per fare esercizio, per aumentare lo spazio percorribile e per fornire delle postazioni per l’irraggiamento. Bisogna poi considerare che più ampio è il volume del terrario, più semplice è raggiungere i valori correttidei parametri ambientali, in particolare garantire che nella teca vi sia un gradiente termico e non una temperatura costante.
Quindi per animali adulti di piccole dimensioni, la capacità minima non deve essere inferiore ai 120 litri di volume ovvero all’incirca alle seguenti dimensioni: 60 ×40 × 50 cm.

Per i sauri terricoli si possono calcolare le dimensioni minime del terrario moltiplicando un fattore di moltiplicazione alla lunghezza dell’animale rostro-cloaca LRC (esclusa la coda):
Lunghezza = 6 × LRC
Larghezza = 3 × LRC
Altezza = 4 × LRC

Per i sauri arboricoli si possono considerare come dimensioni minime:
Lunghezza (cm) = 4 × LRC
Larghezza (cm) = 3 × LRC
Altezza (cm) = 6 × LRC

Per i camaleonti di media e grossa taglia e per altri rettili arboricoli è opportuno aumentare ulteriormente le dimensioni:
Lunghezza (cm) = 6 × LRC
Larghezza (cm) = 5 × LRC
Altezza (cm) = 8 × LRC

Per animali tenuti comunitariamente il volume va aumentato di 1,5 volte per ogni animale in più, tale valore può essere ottenuto aggiungendo 0,6 al fattore di moltiplicazione.

DIMENSIONI CONSIGLIATE PER I SAURI

Lunghezza x larghezza x altezza (cm) Superficie della base (cm2) Volume (litri) Lunghezza rostro-cloaca
Dimensioni minime in generale 60 x 40 x 50 2.400 120
Camaleonti nani terricoli 60 x 40 x 50 2.400 120
Camaleonti nani arboricoli 50 x 40 x 60 2.000

 

120
Camaleonti media taglia 90 x 75 x 120 6.750 810 15
Camaleonti grossa taglia 150 x 125 x 200 18.750 3.750 25
Geco leopardo (Eublepharis macularius) 60 x 40 x 50 2.400 120 10
Phelsuma spp. piccola taglia 50 x 40 x 60 2.000 120
Phelsuma spp. media-grossa taglia 60 x 50 x 80 3.000 240
Drago barbuto (Pogona vitticeps) 150 x 75 x 100 11.250 1.125 25
Drago d’acqua cinese (Physignatus cocincinus) 120 x 90 x 180 10.800 1.944 30
Iguana verde (Iguana iguana) 200 x 150 x 300 30.000 9.000 50

SISTEMA DI CHIUSURA
La teca deve sempre avere un buon sistema di chiusura. Sono animali di notevole forza muscolare (soprattutto alcune specie come i serpenti costrittori), pertanto quando si detengono specie simili, il vivario deve essere progettato con pareti di spessore adeguato e sistemi di chiusura sicuri.
Alcuni rettili strofinano continuamente il muso sulle superfici del terrario nel tentativo di trovare una via di fuga, ne risultano abrasioni potenzialmente pericolose.
In questi casi la prima cosa da fare è fornire un ambiente il più naturale possibile e ricco di rifugi.

VENTILAZIONE
Un’adeguata ed efficace circolazione dell’aria è essenziale per evitare pericolosi ristagni d’umidità. Questi possono predisporre a varie patologie. Bisogna poi tenere conto che l’anidride carbonica prodotta dalla respirazione è più pesante dell’aria e tende ad accumularsi sul fondo del terrario. Il modo più semplice ed efficace per farlo è assecondando un semplice principio fisico, cioè che l’aria calda va verso l’alto. In linea di principio quindi si disporranno sulle pareti della teca, in basso delle griglie per l’entrata di aria fresca e in alto dal lato più caldo vicino alle lampade delle griglie per l’uscita dell’aria (carica di umidità e di anidride carbonica), si crea così una corrente d’aria che entra dal basso, percorre tutto il terrario ed esce dalle griglie superiori. Le griglie d’entrata in genere sono poste sul lato più freddo e su quello frontale, quelle in uscita sul lato più caldo e posteriore o meglio sul soffitto, che può anche essere tutto in rete. Progettando tutto il tetto in rete si ottiene il duplice vantaggio di un’efficace ventilazione e della possibilità di disporre le lampade all’esterno del terrario.
L’umidità all’interno del terrario in questo caso sarà ridotta, sarà quindi consigliabile per rettili di climi aridi.

SUBSTRATO
Il substrato del terrario è il materiale che copre il fondo della teca. Ve ne sono di vari tipi: per i terrari essenziali solitamente si utilizzano materiali in pezzo unico come fogli di carta di giornale, fogli di carta per pulizie, pezzi di linoleum, ecc.; questi materiali non hanno un aspetto naturale, ma garantiscono una semplice gestione igienica.
Substrati di aspetto più naturale sono corpuscolari (trucioli di legna, corteccia in pezzi, terriccio, ghiaia, ciotoli, sabbia silicea, substrati dedicati per rettili, fibra di noce di cocco,ecc). Tra questi ci sono anche i cosiddetti substrati attivi e bioattivi. Tendenzialmente i substrati di aspetto naturale sono considerati potenzialmente pericolosi se la gestione routinaria non è attenta e quindi sono preferiti substrati che favoriscono la praticità e l’aspetto igienico.
Quando si usano materiali particolati, il pasto dovrebbe essere messo a disposizione su un vassoio o una ciotola. Un altro svantaggio dei substrati particolati, è che possono attaccarsi agli emipeni estroflessi o alla mucosa cloacale durante la defecazione ed essere portati all’interno della cloaca quando la mucosa cloacale o gli emipeni vengono retratti. Alcuni substrati a grana fine come i vari tipi di sabbia e ghiaia, possono provocare infezioni e ferite oculari, infiammazioni/infezioni respiratorie, problemi cutanei, costipazioni gastroenteriche etc. Particolarmente pericolosi se ingeriti sono pezzi di trucioli di legno o corteccia.
Un substrato naturale ha d’altra parte anche dei notevoli vantaggi, primo aiuta a creare un ambiente il più possibile naturale (vivario “biotopo”) che sicuramente porta un notevole beneficio psicologico a un animale costretto alla cattività. In secondo luogo se ben formulato e di spessore adeguato garantisce il mantenimento di una certa umidità al suo interno che è essenziale per permettere un’adeguata idroregolazione.
Se la scelta è verso un substrato “naturale”, il materiale (terriccio, sabbia, ghiaia etc.) dovrebbe provenire da fonti “sicure” e avere una profondità adeguata per garantire una superficie asciutta (oltre i dieci centimetri o meglio almeno trenta).
Gli escrementi vanno prontamente rimossi, assieme ad una parte del substrato circostante. Se la scelta va verso la praticità del substrato monopezzo, una possibilità per mascherare l’aspetto artificiale è utilizzarli con sopra uno strato di substrato corpuscolato (ad esempio fogli di giornale coperti da uno strato di segatura di pioppo).

Substrati per vivari con piante
Vi sono varie miscele che possono essere utilizzate secondo i vegetali che s’intendono inserire, la più semplice e utilizzata è quella formata da uno strato d’argilla espansa, uno di terriccio privo di sostanze chimiche e uno strato superficiale di foglie, corteccia o sfagno. In alternativa le piante possono essere alloggiate in vasi con terra o meglio con substrato per coltura idroponica (argilla espansa, vermiculite). Per rettili arboricoli di foresta pluviale che rimangono costantemente appesi ai rami, o per rettili palustri al posto del substrato si può usare uno strato d’acqua su cui far crescere piante in idrocoltura.

Substrati per animali di piccole dimensioni
Animali molto piccoli come i colubridi Storeria sp., Virginia sp., Carphophis sp., oppure alcune specie di camaleonti nani terricoli della sottofamiglia Brookesinae richiedono un substrato che mantenga un certo grado d’umidità e che garantisca una certa sicurezza per nascondersi.
Una soluzione può essere quella di utilizzare diversi tipi di substrato. Per esempio terriccio umido da un lato e corteccia dall’altro, in questo modo il rettile può andare sul terriccio umido per mangiare, fare la muta o partorire e rimanere dal lato asciutto per il resto del tempo e in questo modo evitare dermatiti batteriche o fungine associate a substrati eccessivamente umidi.
Un altro sistema è quello del substrato a tre strati:

  • strato di fondo di ghiaia o argilla espansa;
  • strato intermedio di sabbia o terriccio;
  • strato superficiale d’elementi di copertura variabili secondo la specie, cortecce, legni, foglie, rocce, etc.

In questo modo si crea un gradiente d’umidità in aumento verso il basso e l’acqua drenata nello strato profondo serve da riserva per umidificare lentamente gli strati superiori.

Substrati per specie di habitat aridi e desertici
Anche per rettili deserticoli o semideserticoli il mantenimento in ambiente assolutamente asciutto, può portare a diversi problemi sanitari, da difficoltà ad effettuare la muta, a necrosi della punta della coda, a problemi renali. Le tane dei rettili deserticoli rappresentano per questi animali delle oasi a temperature minori e umidità maggiore rispetto al clima a volte infernale dell’ambiente esterno. Un substrato costituito da una miscela di sabbia, ghiaia sottile e terra argillosa per uno spessore di almeno 30 centimetri garantisce queste caratteristiche, in genere è sufficiente spruzzare d’acqua il terreno la mattina.
Un altro tipo di substrato utilizzato frequentemente per animali deserticoli è la sabbia silice fine.

Substrati bioattivi
Il concetto di base del substrato bioattivo è che il substrato su cui vive un animale non è un semplice materiale su cui poggia, ma una miscela di elementi fisici, chimici e biologici che hanno una parte attiva importante sulla sua fisiologia.
Sembra che la presenza, in un substrato bioattivo, di determinati microrganismi e funghi competa con l’attività dei miceti e batteri patogeni a favore della prevenzione di molte malattie. Inoltre, perché il substrato funzioni e permetta la sopravvivenza di un’adeguata microflora “buona”, deve avere un’umidità ottimale che permette al rettile anche una più precisa idroregolazione. Questo tipo di substrato, per le attenzioni particolari di gestione, non è adatto ai neofiti.

RIFUGI
La disponibilità di rifugi è uno dei fattori più importanti e sottovalutati del mantenimento in cattività dei rettili. L’esposizione continua determina una situazione di stress che porta di solito a un eccessivo vagabondare per la teca in cerca di nascondigli. Lo stress inoltre porta a un abbassamento delle difese immunitarie e quindi a una minor difesa contro le patologie. Secondo le abitudini di vita si potranno mettere a disposizione per nascondersi elementi dell’ambiente naturale come piante per i rettili arboricoli o sabbia sotto cui nascondersi per quelli deserticoli.
Oppure si metteranno a disposizione nascondigli veri e propri come pietre piatte, cortecce, tronchi cavi, scatole, vasi di terracotta etc. Ad eccezione che per la trasparenza (non deve essere trasparente), non ha molta importanza il materiale di cui è fatto il rifugio quanto la forma e la dimensione commisurata all’animale. I rettili sono tigmotattici ovvero relazionano molto con l’ambiente circostante mediante recettori cutanei, perciò si sentono sicuri in un rifugio se possono sentirne le pareti. Per questo motivo i rifugi non dovranno essere troppo ampi ma relazionati alla taglia dell’animale. Questi nascondigli andranno posti in varie zone termiche in modo da permettere all’animale di termoregolarsi anche stando nascosto. Il rifugio principale dovrebbe essere posto nell’area più fresca della teca.

 

POSTAZIONI D’ARRAMPICAMENTO E IRRAGGIAMENTO
Per molte specie di rettili è importante avere punti elevati sotto le lampade riscaldanti dove possano andare a “prendere il sole”, per altre specie anche in altri punti del terrario a temperature diverse dove possano sostare controllando dall’alto il loro territorio. Possono essere usate pietre, ceppi o rami. Se si utilizzano rami, dovrebbero essere almeno dello spessore del corpo e presentare delle porzioni orizzontali. Anche se può sembrare ovvio, è bene ricordare che qualsiasi cosa si usi non deve contenere sostanze tossiche (ad esempio vernici), parti vulneranti (margini taglienti, frammenti metallici etc.) e deve essere ben fissata alla struttura per evitare crolli che possono essere pericolosi e a volte fatali per l’animale.
Anche animali prettamente terricoli in un momento o un altro potranno utilizzare i rami che tra l’altro permettono di aumentare la superficie utilizzabile all’interno del terrario. I rami vanno disinfettati con una soluzione d’ipoclorito di sodio, lavati accuratamente e asciugati prima del loro utilizzo. Anche la disposizione dei rami è importante, vi sono specie che hanno bisogno di rami sistemati orizzontalmente come ad esempio le iguane arboricole e i camaleonti, altri come ad esempio i clamidosauri preferiscono sostare su rami molto inclinati, quasi verticali.

CONTENITORI PER L’ACQUA E IL CIBO
Il cibo dovrebbe essere messo a disposizione all’interno di contenitori, questo per vari motivi: si facilita il mantenimento dell’igiene, si riduce l’ingestione di particelle in caso d’utilizzo di substrato particolato, inoltre abituando l’animale alla ciotola sarà più facile abituarlo a cibi nuovi magari meno appetibili.
Gli insetti vanno presentati in contenitori sufficientemente alti e con pareti lisce (metallo o vetro) per evitare fughe. I contenitori per l’acqua dovranno essere adeguati alla taglia dell’animale, attenzione alla possibilità d’annegamento dei neonati. In linea di massima vanno bene contenitori come quelli che si utilizzano per somministrare gli insetti.

MANTENIMENTO DEI PARAMETRI AMBIENTALI DEL MICROHABITAT
Quando si mantengono rettili in terrario, non è necessario riprodurre esattamente anche i parametri ambientali estremi che riscontrano in natura, perché sono fondamentalmente dannosi e qualsiasi animale sviluppa degli adattamenti fisiologici e comportamentali che gli permettono di aggirare i rischi dovuti a tali estremi (es. temperature eccessivamente elevate, eccessivamente basse, eccessi e mancanze d’umidità etc.). Essenziale è invece fornire un ambiente caratterizzato da variazioni dei parametri ambientali, tali che permettano all’animale di scegliere tra le varie zone e caratteristiche del microambiente quella più adatta al corretto funzionamento dell’organismo secondo il momento temporale e fisiologico.

Temperatura
I rettili sono Ectotermi o più comunemente detti “a sangue freddo”: per mantenere una determinata temperatura interna utilizzano le variazioni termiche dell’ambiente in cui vivono mediante strategie comportamentali, esponendosi al sole o spostandosi su superfici riscaldate (pietre, terreno etc.) o per raffreddarsi rifugiandosi nel terreno, in tane, etc.
Ogni specie vive in un habitat in cui è presente un determinato intervallo di temperatura che è chiamato intervallo termico di attività (o POTR per gli anglosassoni Preferred Optimum Temperature Range). Questo intervalloè rappresentato dalle temperature minime e massime ricercate attivamente dal rettile durante la giornata. All’interno dell’intervallo di attività ve ne sono di più ristretti che permettono di raggiungere la temperatura corporea preferita TCP (PBT Preferred Body Temperature per gli anglosassoni) che rappresenta la temperatura corporea del rettile entro cui una determinata funzione metabolica si svolge in modo ottimale. Ogni specie ha un intervallo di temperatura ambientale preferita in cui può raggiungere la sua TCP (anch’essa specie-specifica). Per raggiungere la TCP, ma anche per diminuire la temperatura interna in caso di surriscaldamento e per variarla, la maggior parte dei rettili deve poter vivere in un ambiente in cui la temperatura (POTR) varia tra i 18 e i 34 °C. È essenziale che il rettile possa scegliere in ogni momento tra diversi punti dove sottoporsi alla temperatura ambientale preferita secondo il momento della giornata e le proprie necessità fisiologiche.
Per ogni specie vi sono delle temperature limite che vanno considerate. Le temperature critiche, minima e massima, sono le temperature al di sotto e al di sopra delle quali il metabolismo del rettile cessa di funzionare correttamente; le temperature letali, minima e massima, sono le temperature al di sotto e al di sopra delle quali il rettile muore. Per la maggior parte delle specie sotto i 10 °C entrano in torpore e sotto i 4 °C muoiono. Sopra i 35 °C subiscono un forte stress termico e sopra i 38-44 °C muoiono.
Gli intervalli di cui si è parlato possono essere più ampi per alcune specie e molto più ristretti per altre. Quelle che permettono alla loro temperatura corporea di variare ampiamente secondo la temperatura esterna, sono chiamate Euriterme, mentre quelle che controllano la propria temperatura entro un intervallo ristretto sono dette Stenoterme. Per queste ultime specie, quindi, minime variazioni delle temperature ambientali possono risultare pericolose, ad esempio per specie montane come Euprepiophis (ex Elaphe) mandarinus e i cosiddetti camaleonti di montagna, la temperatura ambientale massima non dovrebbe superare i 26 °C. In linea di massima i rettili terricoli sono più stenotermi di quelli arboricoli e acquatici. Nei climi temperati, quando la temperatura ambientale scende costantemente sotto l’intervallo d’attività, il rettile non è in grado di mantenere una TCP adeguata ed entra in brumazione, uno stato di metabolismo rallentato in cui l’animale sopravvive grazie alle riserve corporee in precedenza accumulate.
I rettili non hanno bisogno di stare al caldo, ma di avere a disposizione diverse zone termiche in modo da raggiungere una temperatura corporea adeguata a un particolare momento fisiologico. Sono animali poichilotermi, non sono in grado di mantenere una temperatura corporea costante con meccanismi fisiologici ma regolano la loro temperatura corporea principalmente spostandosi al “caldo” o al “freddo” a seconda debbano diminuirla od aumentarla. Quindi è indispensabile fornire loro delle aree a diversa temperatura, con un gradiente che va dal minimo al massimo consigliato per la specie, e non una temperatura costantemente alta in tutto il terrario.
Sistemi di riscaldamento
In commercio vi sono diversi accessori che servono per riscaldare il terrario per conduzione come tappetini, piastre e cavetti. Vanno posti esternamente sotto il pavimento o applicati ad una o più pareti (laterale e posteriore). Questi trasmettono il calore attraverso le pareti e quindi riscaldano gli oggetti a contatto con queste e indirettamente l’aria. Possono essere utilizzati come unica fonte di calore per rettili strettamente tigmotermi oppure per garantire una temperatura di base cui può essere sommato un incremento focale con una lampada. Questi sistemi vanno collegati a un termostato, preferibilmente che possa essere impostato sia per la temperatura diurna sia per quella notturna. Per garantire un gradiente termico vanno posti in modo tale da riscaldare solo un terzo o metà della teca e non tutto il terrario uniformemente. Altro importantissimo fattore da valutare è il comportamento in natura del rettile, ad esempio non è sicuramente corretto riscaldare dal basso terrari di rettili che s’interrano per sfuggire al calore, come quelli di zone aride.
Le lampade riscaldanti (in vetroceramica, a infrarossi, faretti alogeni e lampade a vapori di mercurio) in genere sono utilizzate per fornire un punto caldo localizzato di 2-5 gradi superiore al valore massimo dell’intervallo ideale per la specie. Sembra che l’utilizzo di una fonte localizzata sia utile soprattutto per le femmine gravide di rettili eliotermi.
Il sistema di riscaldamento ideale per i rettili eliotermi è tramite irraggiamento dall’alto, quindi sono preferibili le lampade riscaldanti piuttosto che piastre e cavetti riscaldanti.
Il numero e la potenza delle lampade saranno in funzione della grandezza del terrario e della necessità di creare un effetto naturale d’innalzamento di temperatura ed aumento dell’intensità luminosa di mattino e viceversa di sera. Le lampade in vetroceramica emettono solo calore e tendono a seccare molto l’aria quindi bisognerà prestare molta attenzione all’umidità ambientale. Le altre lampade riscaldanti emettono sia luce sia calore e vanno collegate a un timer per rispettare il corretto fotoperiodo. Per evitare pericolose ustioni, le lampade riscaldanti vanno collocate in modo tale che non possano entrare in contatto diretto con l’animale e che non portino a surriscaldamento della struttura o di accessori del terrario (pareti, reti, rocce ecc). Saranno quindi poste all’esterno del vivario (ad esempio sopra la griglia superiore) o se all’interno dovranno essere protette da una struttura protettiva. Quest’ultima deve a sua volta essere pensata in modo tale che non si surriscaldi e che non possa fornire appiglio al rettile.
La temperatura nei vari punti del terrario va misurata e tenuta costantemente sotto osservazione con termometri.

Illuminazione e fotoperiodo
Per i sauri diurni e i cheloni è molto importante che la luce fornita contenga un’adeguata percentuale delle frazioni UV-A e UV-B: gli UV-A sono utili soprattutto per la visione e la salute della pelle, per quanto riguarda gli UVB ne hanno bisogno per assorbire e utilizzare il calcio che assumono con l’alimento, o meglio per convertire la provitamina D assunta con i vegetali in vitamina D attiva (vitamina D3), che a sua volta permette l’assorbimento del calcio alimentare. In commercio vi sono essenzialmente due tipi di lampade a emissione di raggi UVB per rettili: quelle fluorescenti e quelle a vapori di mercurio. L’emissione di raggi UVB dalle lampade fluorescenti va gradatamente diminuendo con il passare del tempo, si considera che esauriscano l’emissione in 6-12 mesi, pertanto almeno una volta l’anno vanno sostituite.
Per garantire un adeguato irraggiamento UVB, le lampade devono essere poste a non più di 30-40 cm di distanza dall’animale, e quindi dalle aree più frequentemente utilizzate dagli animali per l’insolazione. Queste lampade non forniscono calore sufficiente, quindi devono sempre essere abbinate a una lampada riscaldante. A tale proposito, i neon devono essere posti vicino alle lampade riscaldanti, in modo che quando i rettili si mettono sotto le lampade a scaldarsi, sono sottoposti anche all’irraggiamento UVB.
Le lampade a vapori di mercurio hanno il vantaggio di emettere anche calore e di avere una durata d’emissione maggiore, inoltre la percentuale di radiazioni ultraviolette è maggiore. In linea generale per i serpenti e per i sauri notturni come molti gechi, non sono necessarie fonti di luce particolare, è sufficiente una normale lampada fluorescente o quella riscaldante.
Mentre questo è verosimile per quanto riguarda eventuali problemi legati al metabolismo del calcio (calcio-vitamina D3-UVB, poiché possono utilizzare la vitamina D3 che assumono direttamente dal corpo degli insetti da pasto), non si può escludere che una luce a spettro simile a quello solare sia utile per altri processi fisiologici, soprattutto a specie che si sottopongono regolarmente ad irraggiamento come ad esempio molti colubridi diurni. Il fotoperiodo, cioè il rapporto tra ore di luce e di buio durante la giornata, è molto importante per la salute generale e per l’attività riproduttiva dei rettili. La stagione riproduttiva è, ad esempio, fortemente influenzata dalla variazione stagionale del fotoperiodo. In cattività il fotoperiodo dovrebbe avvicinarsi più possibile a quello delle latitudini da dove originano gli animali. Per garantire una gradualità più naturale tra la notte e il giorno le varie lampade utilizzate nel terrario possono essere temporizzate in modo tale da creare un effetto alba e tramonto, accendendole (di mattino) e spegnendole di sera a distanza di 1-2 ore l’una dall’altra.

Fotoperiodo indicativo per specie tropicali ed equatoriali
Periodo: Ottobre-Marzo Ore di luce:11 Ore di buio: 13
Periodo: Aprile-Settembre  Ore di luce: 13 Ore di buio: 11

Fotoperiodo indicativo per specie di climi temperati
Periodo: Settembre – Novembre Ore di luce:12 Ore di buio: 12
Periodo: Dicembre-Febbraio Ore di luce: 9-6 Ore di buio: 15-18
Periodo: Marzo – Maggio Ore di luce:12 Ore di buio: 12
Periodo: Giugno – Agosto Ore di luce: 14 Ore di buio: 10

BRUMAZIONE
La possibilità di andare in ibernazione è importante per le specie che normalmente in natura si sottopongono al “sonno” invernale. In natura è una condizione indispensabile perché la diminuzione della temperatura esterna non consentirebbe ai rettili di svolgere le proprie attività metaboliche.
Il letargo ha un’azione benefica sulla salute e il metabolismo e stimola e sincronizza il ciclo riproduttivo. Durante l’autunno la diminuzione della temperatura diurna provoca una riduzione di tutte le attività e una sospensione dell’alimentazione che permette di svuotare l’intestino.
Gli animali sottoposti a letargo quindi non dovranno essere nutriti durante l’ibernazione e per almeno una settimana prima dell’inizio (dato variabile da specie a specie).
Si deve consentire il letargo solo agli animali in buono stato di salute (si raccomanda una visita ed un controllo parassitologico dal veterinario) prima dell’induzione al letargo. Il risveglio dal letargo è un momento molto delicato, pertanto si consiglia di seguire le indicazioni del veterinario e, se il rettile ha perso molto peso e tarda a bere e ad alimentarsi, si consiglia di portarlo a visita veterinaria.
La durata, le temperature, il fotoperiodo e le modalità di induzione e di risveglio variano a seconda della specie. L’ibernazione in laghetto esterno delle specie di cheloni palustri può essere fatta solamente se la profondità è almeno di 75 cm e se sul fondo vi è uno strato di fango di almeno 15 cm.

ACQUA E UMIDITÀ
Il tasso di umidità ambientale, la necessità di acqua da bere e le caratteristiche dell’acqua dell’habitat acquatico, variano notevolmente a seconda si allevi una specie deserticola, terricola, arboricola di foresta pluviale, semi acquatica o acquatica.
Il modo in cui l’acqua è messa a disposizione dei rettili è d’importanza critica, e dipende dalla specie. Per molte specie di rettili terrestri non deserticoli può essere sufficiente un contenitore grande abbastanza da permettere all’animale di immergersi completamente. Molti si immergeranno frequentemente, soprattutto prima della muta. Spesso vi defecano, pertanto il contenitore va controllato giornalmente e lavato e disinfettato ogni volta che si sporca, in ogni caso l’acqua va cambiata giornalmente. Anche le specie deserticole devono avere a disposizione dell’acqua, ma il contenitore sarà più piccolo e per animali particolarmente sensibili bisogna prestare particolare attenzione a non elevare eccessivamente l’umidità ambientale. Molte specie arboricole come anolidi, gechi diurni, camaleonti, iguane e molti serpenti bevono acqua piovana o di condensa che si raccoglie sulle foglie delle piante su cui vivono piuttosto che da raccolte d’acqua ferma, oppure bevono quella piovana che è convogliata alla bocca da particolari conformazioni della testa e delle scaglie.

ALLOGGIAMENTO ALL’ESTERNO (OUTDOOR)
Sicuramente la gestione all’aria aperta e l’esposizione alla luce solare naturale, rappresentano per tutti i rettili la sistemazione ideale. La struttura può essere una gabbia fatta a mano in rete d’acciaio inossidabile con maglie di ampiezza adatta a impedire la fuga e quindi proporzionata al calibro dell’animale oppure una serra modificata con la parte superiore totalmente in rete o ancora una gabbia per altri animali, come ad esempio quelle per conigli o roditori da compagnia opportunamente modificate e allestite. Bisogna sempre tenere presente che se un serpente o un sauro trova un pertugio sufficientemente grande da far passare la testa, in genere riesce a far passare tutto il corpo. Ovviamente gli animali potranno essere tenuti all’esterno solo se la temperatura raggiunge quella richiesta dalla specie.
Per contro vi potranno essere situazioni in cui la temperatura potrà essere eccessivamente elevata, pertanto dovranno essere previste zone d’ombra, rifugi e aree in cui l’animale possa scavarsi una tana (a questo proposito anche il fondo della gabbia dovrà essere chiuso). L’installazione dovrà essere anche a prova di predatori e abbastanza robusta da resistere a improvvise e violente intemperie.
Rischi e limitazioni nel mantenimento in esterno:

  • Temperatura esterna e sue variazioni: stagione, variazioni circadiane, latitudine, altitudine;
  • Rischio di disidratazione soprattutto nei soggetti giovani e se non si forniscono adeguati rifugi, tane e zone d’ombra;
  • Rischio di fughe;
  • Rischio di predatori;
  • Difficoltà di cattura quando necessario.

ALIMENTAZIONE
Dal punto di vista alimentare i rettili possono essere suddivisi in zoofagi, onnivori ed erbivori. Gli zoofagi sono suddivisi in carnivori propriamente detti, che si alimentano prevalentemente di vertebrati e in insettivori che si nutrono prevalentemente di artropodi. Vanno poi considerati tra gli zoofagi anche rettili che si nutrono di uova e di altri invertebrati come crostacei e molluschi.
Gli onnivori si alimentano in percentuali variabili sia di alimenti di origine animale che vegetale. Alcuni anche di funghi. Gli erbivori si alimentano esclusivamente d’alimenti d’origine vegetale ed eventualmente funghi (anche se alcune specie assumono in piccola percentuale anche alimenti d’origine animale). Inoltre bisogna considerare nell’ambito della dieta vegetariana la percentuale folivora (parte verde delle piante) e frugivora (frutti).

Sauri carnivori
Tra i sauri carnivori propriamente detti possiamo includere i varani (Varanus spp.), i tegu (Tupinambis spp.), i mostri di Gila (Heloderma spp.). Queste lucertole dovrebbero essere nutrite con prede intere (scongelate) come roditori (ratti, topi, gerbilli) e giovani uccelli domestici da carne. Quando c’è difficoltà a procurare prede di buona qualità possono essere nutriti con carne cotta (supplementata), uova, cibi commerciali per rettili o per cani, ma a basso tenore di grassi. Alcune specie, come i tegu, mangiano anche della frutta matura, che aiuta ad accrescere la qualità nutrizionale della dieta. Nei sauri insettivori includiamo i gechi, i camaleonti, i draghi d’acqua (Physignatus spp.), gli anolidi, molti scinchi, le ameive, i lacertidi, i basilischi, le lucertole dal collare (Crotaphitus spp), i giovani di molte lucertole carnivore e tanti altri. Questi sauri dovrebbero essere nutriti con la più ampia varietà possibile d’insetti e altri invertebrati.
Esempi d’invertebrati preda sono le tarme della farina (Tenebrio molitor), le camole del miele (Galleria mellonella), i kaimani (Zoophobas morio), le drosofile, le mosche, i bachi da seta, gli scarafaggi tropicali, i lombrichi, e altri. Alcuni sauri insettivori di media e grossa taglia, come draghi d’acqua e grossi camaleonti, possono saltuariamente essere nutriti con prede vertebrate scongelate di taglia adatta.
Tra i sauri che si cibano d’invertebrati, ci sono poi specie con diete specializzate come ad esempio i frinosomi (Phrynosoma spp.), i moloch (Moloch horridus), ed i draghi volanti (Draco spp) che si nutrono esclusivamente o quasi di formiche o le lucertole caimano (Dracaena spp.) che preferiscono chiocciole acquatiche. Sono in ogni modo animali che, per fortuna, raramente sono tenuti in cattività.

 

Sauri onnivori
Tra gli onnivori sono considerati i draghi barbuti (Pogona spp.), le tilique, i tegu, i gerrosauri, etc. Queste lucertole spesso si nutrono prevalentemente di insetti o altri animali da giovani e da adulti accettano una certa quota di alimenti vegetali.

Sauri erbivori
Tra i rettili strettamente erbivori vanno elencati ad esempio l’iguana verde (Iguana iguana), lo scinco delle isole salomone (Corucia zebrata), gli uromastici (sebbene a seconda delle specie possano assumere una certa percentuale di invertebrati). Le piante di cui si nutrono in natura sono molteplici e possono nutrirsi in varia percentuale delle foglie o dei frutti. Alcune specie si nutrono anche di semi (ad esempio gli uromastici). Altre anche di funghi.
In cattività vengono principalmente nutriti con piante, frutta, semi e funghi per l’alimentazione umana.

ALIMENTI D’ORIGINE ANIMALE
Esempi d’invertebrati che possono essere utilizzati per l’alimentazione dei rettili in cattività:
• Grilli
Tutti gli stadi, secondo la taglia
– Acheta domestica
– Gryllus assimilis
– G. bimaculatus
– G. campestris
– G. pennsylvanicus
• Locuste
Tutti gli stadi, secondo la taglia
• Camole della farina
Tutti gli stadi, gli adulti in genere sono poco appetiti
– Tenebrio molitor
• Minicamole (soprattutto le larve)
– Alphitobius diaperinus
• Caimani (larve)
– Zophobas morio
• Cetonie (larve e adulti)
• Mosche (adulti)
• Camole del miele (larve e adulti)
• Blatte (tutti gli stadi)
– Blaptica dubia
– Gromphadorhina portentosa
– Blaberus craniifer
– Panchlora nivea
• Bachi da seta (larve e adulti)
– Bombix mori
• Chiocciole
Il rapporto Ca:P (calcio:fosforo) nell’alimento, ideale per prevenire osteodistrofie nutrizionali sembra essere di 1,25:1 o superiore.
Le prede invertebrate (salvo poche eccezioni) sono piuttosto povere di calcio; in genere si aggiunge il minerale spolverizzandolo sulle prede giusto prima della somministrazione.
Il contenuto in calcio dei grilli spolverizzati si è visto diminuire in rapporto al tempo intercorso dalla spolverizzazione. Alcuni studi hanno dimostrato che nutrendo grilli con una dieta contenente almeno 8% di calcio per almeno quarantotto ore prima di essere usati come cibo, aumenta il loro rapporto Ca:P a 1:1 o superiore.
Esempi di vertebrati utilizzabili per l’alimentazione dei rettili:
• Roditori
• Uccelli
• Pesci
• Rettili
• Anfibi
Le prede vertebrate intere provvedono aminoacidi essenziali e proteine d’alta qualità dai muscoli e organi, grassi dal tessuto adiposo, vitamine e oligominerali dal fegato, macroelementi dalle ossa (soprattutto calcio), iodio dalla tiroide, vitamina K e B12 dal contenuto intestinale.
Quindi vertebrati ben nutriti possono essere considerati “completi e bilanciati”, se congelati e scongelati in maniera corretta. Si consiglia di rivolgersi a ditte specializzate.

 

ALIMENTI D’ORIGINE VEGETALE
Possono essere utilizzati quelli per alimentazione umana sebbene sia da prendere seriamente in considerazione anche l’utilizzo di piante selvatiche che, sebbene non siano le stesse che la specie incontra in natura, probabilmente si avvicinano maggiormente ai reali fabbisogni nutrizionali essendo sicuramente più simili a quelle che sceglierebbero spontaneamente.

Esempi di vegetali adatti all’alimentazione dei rettili onnivori ed erbivori
Verdure a foglia con buon contenuto in Ca e buon rapporto Ca:P:
– Piante selvatiche
– Vegetali vari a foglia
– Fiori, Ortaggi, Frutta Semi, Semi germogliati
– Scarola, Tarassaco§ (Taraxacum officinale)
– Cardo, Tarassaco ed altre composite a fiore giallo
– Broccoli, Fico, Soia
– Indivia, Pratolina (Bellis perennis)
– Foglie di carota§
– Acacia, Legumi (fagioli, fagiolini, piselli etc. compreso il baccello)
– Papaia, Leguminose varie
– Lattuga romana*§
– Piantaggini (Plantago media, P. lanceolata)
– Gelso, Ibisco, Carote grattugiate§
– Lamponi, Miscele per uccelli
– Radicchio rosso
– Trifogli# (Trifolium spp., Medicago spp.)
– Vite, Nasturzio, Zucca, More
– Radicchi, Rucola selvatica, Foglie d’ibisco, Rosa, Cetriolo, Mela
– Rucola, Malva (Malva sylvestris)
– Foglie di nasturzio
– Pratoline, Asparago, Meloni
– Cicorie, Borsa del pastore (Capsella bursapastoris)
– Sedano, Trifoglio, Zucchine, Uva
– Spinaci§, Erba di S. Giovanni (Sedum telephium)
– Porro, Pera
– Senape verde§, Pinocchina (Sedum reflexum)
– Ravanello, Ciliegia
– Cavolo cinese§, Finocchiella (Myrrhis odorata)
– Patate dolci, Pesca
– Cavolo nero§
– Cerfoglio selvatico (Anthriscus sylvestris)
– Zucca, Pompelmo
– Cavolo cappuccio§, Borragine (Borago officinalis)
– Peperone rosso, Prugna
– Erbette-bietole§
– Cicoria selvatica (Cichorium intybus)
– Albicocca
– Cime di rapa§, Carletti (Silene vulgaris)
– Fragola
– Crescione§, Pastinaca (Pastinaca sativa)
– Kiwi
– Cavolo verza§, Erba medica (Medicago sativa)
– Mandarini
– Arance
– Articoli di fico d’india
– Ananas
– Caco
*Non le altre lattughe che hanno uno scorretto rapporto Ca:P.
§ Mai come monoalimentazione o in quantità eccessiva perché contengono ossalati, tiocianati e altri composti che possono dare problemi a tiroide, rene e all’assimilazione del calcio.
# Non il trifoglio bianco Trifolium repens (secondo alcuni autori può essere tossico).

INTEGRAZIONI
Gli invertebrati in particolare, ma anche la maggior parte dei vegetali sono sbilanciati in macro ed oligoelementi.
Questo squilibrio andrà bilanciato artificialmente, mediante:

  • nutrizione adeguata e arricchita degli insetti da pasto;
  • caricamento con calcio degli insetti da pasto;
  • spolverizzazione con calcio degli insetti da pasto e dei vegetali.

L’integrazione più importante è quella con calcio, soprattutto nelle femmine gestanti e nei giovani in accrescimento. In linea di massima il pasto di neonati e giovani può essere supplementato spolverizzando del calcio in polvere sull’alimento, a ogni pasto o ogni due pasti, mentre quello degli adulti due, tre volte a settimana (fermo restando che le prede devono essere nutrite adeguatamente ed arricchite con calcio almeno due volte a settimana).
L’integrazione multivitaminica può, invece, non essere necessaria se la dieta è sufficientemente ricca e varia in vegetali e se le prede sono nutrite correttamente. Il calcio può essere anche messo a disposizione sotto forma d’osso di seppia o gusci d’ostrica sbriciolati in una ciotola; in caso di deficienza alimentare alcuni draghi se ne serviranno direttamente.

CONVIVENZA CON ALTRI ANIMALI


Stessa specie
Animali appartenenti alla stessa specie possono essere alloggiati assieme solo compatibilmente a vari fattori, quali la tendenza alla socialità, lo spazio vitale a disposizione, il rapporto tra i sessi, la competizione per alimentazione e zone d’insolazione, la dimensione corporea, etc.
Vi sono animali che in natura incontrano individui della propria specie solo per accoppiarsi e che in qualsiasi altra occasione difendono in modo accanito il proprio territorio, anche contro individui di sesso opposto. È il caso per esempio della maggior parte dei camaleonti, sebbene alcune specie facciano eccezione. Vi sono poi specie che in situazioni adatte possono convivere in piccoli gruppi e addirittura stabilire delle gerarchie sociali come certi agamidi e iguanidi. Generalmente più che di vere strutture sociali si tratta di gruppi composti da un maschio dominante e da un harem di femmine più individui giovani.
Naturalmente per motivi di spazio vitale non è semplice ricreare una situazione ideale in terrario. La dimensione del terrario e il suo arredamento devono essere tali da minimizzare il più possibile le competizioni e facilitare la fuga degli animali eventualmente aggrediti (rifugi, diverse zone di alimentazione, diversi punti caldi, etc.).

Specie diverse
È sempre sconsigliabile il mantenimento comunitario di specie diverse.

Specie diverse da località diverse
Specie provenienti da diverse aree geografiche non dovrebbero mai essere alloggiate nello stesso terrario.

STATO DI SALUTE/VISITE PERIODICHE
Un adeguato protocollo di quarantena è importante per proteggere gli animali già in possesso. Tutti i nuovi arrivi dovrebbero essere sottoposti a una visita completa e a esami per evidenziare eventuali segni di malattia.
Anche se il nuovo animale è negativo a visita ed esami ed appare sano, va isolato in una zona diversa rispetto agli altri animali e gestito separatamente con le dovute attenzioni sanitarie atte a prevenire l’eventuale trasmissione di agenti patogeni. La durata del periodo di osservazione dovrebbe essere almeno 1-2 mesi, ma per certe malattie potrebbero essere necessari anche sei mesi o un anno. Durante il periodo di isolamento, l’animale va tenuto sotto osservazione per l’insorgenza di segni clinici, visitato e sottoposto a esamiper la ricerca dei parassiti (soprattutto parassiti gastroenterici ed acari). Se insorgono sintomi di malattia, va adottata una quarantena fino a risoluzione del problema. Anche il terrario di quarantena dovrà contenere il minimo indispensabile d’accessori per garantire il benessere dell’animale: il substrato che sarà rappresentato da carta da rinnovare giornalmente, una ciotola per l’acqua e una per il cibo, un rifugio e una postazione per l’irraggiamento in materiale facilmente lavabile e disinfettabile. I parametri ambientali, anche e soprattutto nel periodo di quarantena, dovranno essere gli stessi già consigliati per il mantenimento in generale.